Opere dell’Artista

Sciamanesimo

Il volo dello sciamano

La ricerca di Tessari Venosta si è da tempo orientata a rivestire il fenomeno artistico di una prospettiva globale nel senso che  l’opera per lui è prima di tutto memoria dell’“origine”. In tale direzione si è dunque sviluppata una sua concezione che apre nuove frontiere alla stessa antropologia del “sacro”. L’attenzione dell’artista verso riti e simboli della mitologia nordica, delle sue corrispondenze con le antiche religioni indoeuropee, attraverso queste, la sua ricerca di un rapporto tra arte e sacralità, sono aspetti che appartengono in tutto all’orizzonte filosofico contemporaneo; orizzonte segnato dal vuoto, che si spalanca sulla nostalgia degli dei che hanno abbandonato la terra e sull’attesa del loro ritorno. Su questa soglia si colloca Tessari. E l’artista si fa sciamano.

 


AD PERTICAS

“Quel luogo si chiama ‘Alle pertiche’  perché una volta lì c’erano delle pertiche conficcate nel terreno, secondo un uso longobardo, e per questa ragione: se uno moriva da qualche parte, in guerra o in qualsiasi altro modo, i suoi parenti piantavano fra i loro sepolcri una pertica sulla cui sommità poi mettevano una colomba di legno rivolta verso il luogo in cui il loro caro era morto. Ciò per sapere da che parte risposasse.”

Paolo Diacono   Historia Langobardorum

Maṇḍala

Sul frammento di Pluteo longobardo del museo di Benevento:
la scoperta di un Maṇḍala

Sulle tracce dei Longobardi, discesi dalle terre e dai mari del Nord, giungo a Benevento. Nel Museo Archeologico della città incontro i frammenti marmorei di un pluteo longobardo. Le pubblicazioni, al riguardo, lo descrivono a gigli stilizzati e nastri arabizzanti. I motivi decorativi qui appaiono, purtroppo, interrotti, ma le forme s’inseguono e si richiamano, m’impongono di ricomporre le parti mancanti, di provare a ricostruire il testo lacunoso. Ritessendo le linee spezzate ricompare finalmente l’immagine originaria ed è un mandala: i gigli sono fiori di loto con al centro il triéùla, il bastone a tre punte dei rituali tantrici. I nastri disegnano, in maniera sorprendente, gli yungdrung. È lo yungdrung-ngatam, il tibetano mandala dei cinque yungdrung.

Maṇḍala Yamāntaka

La mia opera è una forma di Wih-Art: orte di consacrazione . /   Con questo pensiero ho cercato di portare alla luce origini e legami non ancora eplorati di antiche civiltà . /   Mi sono immerso nella sapienza vedica . /   Ho riscoperto funzioni sciamaniche e geografie di energie spirituali cosmiche . /   In queste operazioni rituali s’inserisce la cerimonia della consacrazione di un mandala che si è svolta nella mia Scuola di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Maṇḍala Yamāntaka un evento di Tessari Venosta d’arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia

Evento d’arte avvenuto nel mese di Dicembre 2002 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, “messo in opera” da Tessari Venosta, nel corso del quale quattro monaci tibetani, hanno prodotto uno straordinario Maṇḍala Yamāntaka, immagine sacra che ha preso forma, giorno dopo giorno proprio là dove un tempo si trovava l’altare, nell’abside maggiore dell’antica chiesa al cui posto si trovava appunto l’atelier di pittura di Tessari Venosta.

Miniatura Moghul

Tessari Venosta: un miniatore di scuola Moghul

L’attrazione, l’interesse e l’approfondimento delle zone anche remote delle filosofie orientali – lette e rielaborate attraverso il loro repertorio iconografico – conducono poi Tessari Venosta a dedicarsi allo studio del sanscrito e della filosofia indiana, per poter comprendere ciò che avrebbe potuto produrre uno spirito occidentale creativo, nell’incontro tra il tantrismo e la filosofia e il misticismo mussulmani, nel gioco di contaminazione della cultura Moghul. L’esito di questo lavoro viene presentato nel 1980 nella mostra “Tessari Venosta un miniatore di scuola Moghul”, alla Galleria Ravagnan di Venezia; esposizione che sarà riproposta nel 1990 col titolo “Un veneziano alla corte del Moghul”, con miniature mutuate dalla scuola Moghul, alla fondazione Querini Stampalia a Venezia.