Inaugurazione Civico Museo di Villa Visconti Venosta

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castelloIl 5 settembre 2015 si è tenuta a Grosio (Sondrio) nell’anno delle celebrazioni per il centenario della scomparsa del marchese Emilio Visconti Venosta, presenti quali ospiti d’onore re Alberto II e la regina Paola del Belgio, l’inaugurazione del rinnovato Civico Museo di Villa Visconti Venosta con la presentazione inoltre di una grande installazione di importanza storica dell’artista Paolo Tessari Venosta. L’opera collocata nella sala delle armi è stata realizzata dall’autore riattualizzando la pratica del trompe l’oeil chantournè costituita da un gruppo di figure dipinte e sagomate a grandezza naturale su supporto ligneo. Di questo motivo il gruppo plastico di sagome di soldati costituisce il soggetto rappresentativo di una battaglia risorgimentale realizzata nel 1970 ed esposta in importanti rassegne e musei sia in Italia che all’estero. Essa ci fornisce una nuova ed inedita chiave di lettura rivisitata da uno sguardo innanzitutto concettuale. L’autore di antica e nobile famiglia Grosina opera da diversi anni sulla scena sia italiana che internazionale svolgendo un’attività di artista che ha avuto modo di occupare le rinomate cattedre di pittura nelle prestigiose Accademie di Belle Arti di Urbino e di Venezia. Le sue imageries non sono ridotte a museali reperti imbalsamati o a citazioni anacronistiche ma divengono esse stesse protagoniste della scena secondo un principio di interazione fra pubblico e opera d’arte contemporanea. Per il loro valore artistico e per l’argomento a cui si ispirano trovano quindi un’ideale collocazione nella Villa Museo di Grosio nell’ambito del centenario venostiano. Felici le coincidenze della comune origine dello statista e dell’artista e del suo legame con Venezia tradizionale meta di una storica presenza grosina.

 

Teschio

Teschi e danze della morte dal Tibet alla Valtellina

La pubblicazione, edita nel 2016 dal Museo Antropologico Tiranese, raccoglie alcuni momenti tra i più significativi della produzione dell’artista risemantizzati alla luce di nuovi interessi e ricerche. Nasce in realtà da un’indagine sulle remote origini del suo casato che lo porta in Engadina con i von Tarasp, in Val Venosta con i Mätch ed infine in Valtellina: itinerario personalissimo tra le vestigia di antichi manieri e simboli araldici. Nel suo percorso a ritroso, dalla Valtellina al Tibet, l’autore annoda istanze archetipali e motivazioni artistiche in una rivelativa corrispondenza di temi e di immagini.

 

Il teschio nell’opera di Paolo Tessari Venosta

Nel 1971, espone il primo ciclo di Teschi, eseguiti nei primi anni sessanta, alla “VI Rassegna Internazionale di Pittura Massa e Cozzile (Pistoia)”, analoghe figurazioni di pari contornate da fiori e da voli di farfalle. Nel 1972 alla mostra “Prospettive 5”, curata da Enrico Crispolti alla galleria Il Grifo di Roma, i grandi Quadrifogli sagomati su legno con i petali a forma di teschi presentati poi alla Biennale veneziana del 1986. Scrive a proposito Toni Toniato: «I Teschi realizzati da Tessari Venosta, a riprova di una simbologia mai abbandonata dall’artista, anticipano in maniero davvero sorprendente i motivi e le figurazioni, assai più tarde, di John Le Kay e di Damien Hirst». Sul tema del teschio così frequente nelle sue opere tornano dunque memorie familiari strettamente legate alla Valtellina, un mondo oscuro e arcano, in un intreccio di misteriose fascinazioni culturali rimandanti le loro lontane radici nel più remoto oriente.

Il teschio diventa addirittura oggetto di “collezione” nell’ossario di Poschiavo, situato nell’omonima valle — già a suo tempo feudo dei Venosta — divenuto una sorta di vera e propria Wunderkammern la quale non a caso influenzerà l’immaginazione artistica di un loro discendente, il Venosta Tessari.

WUNDERKAMMER gli armadi delle meraviglie

Biennale Arte Wundercammer

wundercammer

L’artista nel 1986 alla XLII Biennale di Venezia espone i suoi Wunderkammer che in gran parte aveva presentato nel 1979 al Museo d’Arte Moderna di Ancona in una mostra dal titolo “Ipotesi per un museo”.
Invitato con un padiglione personale dalla prestigiosa istituzione veneziana nella sezione storica curata da Maurizio Calvesi, costruisce nell’occasione una labirintica galleria di armadi, tra i quali “l’armadio delle meraviglie” di un suo antenato vissuto nel XVII secolo — da tempo modello ideale della sua ricerca — concepita con criteri in cui la natura sconfina nell’arte e viceversa. Armadi contenitori di un’incredibile assortimento di oggetti strani e rari “naturalia e artificialia”:  L’opera d’arte accanto alla gigantesca tartaruga impagliata, al minerale introvabile, a draghi e rari basilischi, ad emblemi araldici che si affiancano ad antiche armature, in una preziosa e provocatoria museificazione enciclopedica, occupando lo spazio dell’immaginario storico “tra sogno e meraviglia”, come esclusivo dell’operazione artistica in una straordinaria opera di accumulo, esempio unico e insuperabile di una Wunderkammer d’artista del ‘900.
Tale esperienza aprirà la strada ad analoghe ricerche che caratterizzeranno la cultura artistica sulla scena internazionale.

Arcimboldo

Tessarimboldo

Tessari Venosta è presente nel 1987 a Palazzo Grassi di Venezia, all’interno della mostra “Effetto Arcimboldo” con multipli arcimboldeschi già presentati sin dal 1969. In quell’occasione Simone Viani scrive: “credo che nelle opere come nella poetica di Paolo Tessari Venosta sia sempre presente una vera e propria affinità elettiva con Arcimboldo, entrambi operano negli spazi ambigui ed umbratili delle wunderkammern. “

Simone Viani
Tessari Effetto Arcimboldo, Palazzo Grassi, 1987