Libro oggetto

Paolo Tessari Venosta precursore del libro oggetto

Già dai primi anni ’60 Tessari Venosta aveva realizzato nuove opere d’arte sperimentando particolari tecniche riproduttive. Precorrendo quelle che successivamente si sarebbero affermate come tendenze artistiche e persino vere e proprie mode, realizzava multipli e una serie di libri-oggetto e libri d’artista.

Multiplo d’Artista

Edizione Xart Collection, Zurigo 1969

Le produzioni artistiche di Tessari Venosta in questo contesto vengono registrate già nel 1969 nell’importante XArt Collection di Zurigo, che promuove in sede internazionale le opere dei maggiori esponenti della Pop Art, tra le quali quelle di Tessari Venosta che ad esse si collegano, inaugurando però in Italia una diversa concezione dell’arte moltiplicata, già da lui sperimentata nel 1964, attraverso le sue varie edizioni di arte seriale (libri-oggetto, scatole, figure sagomate attraverso la tecnica del trompe-l’oeil chantouné).

Installazione

Piazza dell’unità d’Italia, Museo Civico Revoltella, Comune di Trieste 1972.

Se pensiamo ad esiti anche lontani nel tempo quando nei primi anni settanta Tessari Venosta recupera a grandezza naturale e in scala ridotta, la pratica seicentesca del trompe l’oeil chantourné della figura dipinta su un supporto bidimensionale successivamente sagomato, realizzando tanto allestimenti scenici quanto una loro edizione miniaturizzata in apposite “scatole”.

Alberto Veca     estratto dal testo inedito Dal trompe l’oeil al trompe l’oeil, 1985

La scatola

 

Public Art - Battaglie

Battaglia per Palazzo Poli. Nel 1977 espone un’installazione a Piazza di Trevi a Roma a cura dell’Istituto Nazionale della Grafica Calcografica e del Comune di Roma. Nella circostanza pubblica l’artista realizza un intervento diretto e coinvolgente che prevede una situazione di co-progettazione tra arte, architettura, paesaggio urbano, comunità territoriale, introducendo praticamente un’azione che si può già definire di Public Art.

Installazione , 1967 ,  (trompe l’oeil chantourné) , Civico Museo Revoltella – Comune di Trieste , Piazza dell’Unità , Trieste , 1972

 

Libro d’artista

Archeomitologia: mitobiografia d’artista (1992)

Operazione concettuale di Paolo Tessari Venosta: in questo libro d’artista immagini e testi collaborano a evocare una protostoria individuale e collettiva, un viaggio a ritroso che ha per teatro le rotte mediterranee dei mitici Pelasgi e per estrema destinazione la laguna: fonte e spazio privilegiato delle esperienze esistenziali e artistiche di Tessari Venosta. Non per caso, quindi, il volume è impresso in carta di alghe della laguna veneta.

Tessari Venosta e il grande storico grecista Lorenzo Braccesi di fronte al sito dello sbarco troiano di Antenore nella Laguna Veneta. Particolare di un mappale del XVI sec.
in cui viene situato nella Laguna Veneta
il sito “troiano Antenoreo”

La documentazione archeologica invera la leggenda dei Pelagi, della Troia Venetica, di Antenore, in una parola di tutto ciò che si agita e rivive nella fantasia creatrice di Tessari Venosta nella sua archeomitologia e nella sua mitobiografia. I paesaggi della sua anima sono i medesimi che incontrarono, nella loro corsa verso l’ignoto, i primi navigatori greci, ma sono paesaggi che gli parlano solo perché ancora oggi popolati dai loro fantasmi. Da fantasmi che il Tessari Venosta, annullando la dimensione del tempo, ha la capacità di suscitare innanzi ai suoi e ai nostri occhi.

Lorenzo Braccesi   estratto dal testo inedito Alle radici dell’archeomitologia, 1992

Laguna di Venezia

Un percorso artistico tra memoria e miraggi


Tessari Venosta nel 1990 allestisce una mostra alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia dal titolo Tra la memoria e i miraggi inaugurando una diversa prospettiva di arte ambientale. Attraverso la tecnica del trompe l’oeil l’artista svilupperà altresì tematiche di difesa dell’ambiente e di denuncia del degrado della laguna veneta.

Trompe l’Oeil

Dal Trompe-l’Oeil all’Immagine Digitale

Il Modern Art Museum di Ca’ la Ghironda apre la stagione espositiva con un importante mostra di opere di Paolo Tessari Venosta dal titolo “Un percorso artistico tra memoria e miraggi”. Accompagnata da un ricco catalogo con testi di Alberto Veca, Giorgio Celli, Marino Zorzi, Toni Toniato,Valerio Manfredi. Date le tematiche di carattere ambientalista ed ecologico dell’artista, aventi per teatro la Laguna Veneta, la mostra è stata dedicata alla memoria del suo amico carissimo, lo scienziato Giorgio Celli, con cui ha diviso spesso concezioni e progetti. Il ciclo di lavori esposti comprende una produzione storica che va dal 1983 al 1996.

Tessari Venosta consegue un ulteriore sviluppo creativo con nuovi lavori esposti nella galleria della Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia nella mostra intitolata Dopo Tiepolo, Venezia 1997. In questa occasione l’artista espone una serie di opere che oramai vengono a riaffermare il suo passaggio dalle tecniche del trope l’oeil a quelle diversamente sperimentali dell’immagine digitale.

Sciamanesimo

Il volo dello sciamano

La ricerca di Tessari Venosta si è da tempo orientata a rivestire il fenomeno artistico di una prospettiva globale nel senso che  l’opera per lui è prima di tutto memoria dell’“origine”. In tale direzione si è dunque sviluppata una sua concezione che apre nuove frontiere alla stessa antropologia del “sacro”. L’attenzione dell’artista verso riti e simboli della mitologia nordica, delle sue corrispondenze con le antiche religioni indoeuropee, attraverso queste, la sua ricerca di un rapporto tra arte e sacralità, sono aspetti che appartengono in tutto all’orizzonte filosofico contemporaneo; orizzonte segnato dal vuoto, che si spalanca sulla nostalgia degli dei che hanno abbandonato la terra e sull’attesa del loro ritorno. Su questa soglia si colloca Tessari. E l’artista si fa sciamano.

 


AD PERTICAS

“Quel luogo si chiama ‘Alle pertiche’  perché una volta lì c’erano delle pertiche conficcate nel terreno, secondo un uso longobardo, e per questa ragione: se uno moriva da qualche parte, in guerra o in qualsiasi altro modo, i suoi parenti piantavano fra i loro sepolcri una pertica sulla cui sommità poi mettevano una colomba di legno rivolta verso il luogo in cui il loro caro era morto. Ciò per sapere da che parte risposasse.”

Paolo Diacono   Historia Langobardorum

Maṇḍala

Sul frammento di Pluteo longobardo del museo di Benevento:
la scoperta di un Maṇḍala

Sulle tracce dei Longobardi, discesi dalle terre e dai mari del Nord, giungo a Benevento. Nel Museo Archeologico della città incontro i frammenti marmorei di un pluteo longobardo. Le pubblicazioni, al riguardo, lo descrivono a gigli stilizzati e nastri arabizzanti. I motivi decorativi qui appaiono, purtroppo, interrotti, ma le forme s’inseguono e si richiamano, m’impongono di ricomporre le parti mancanti, di provare a ricostruire il testo lacunoso. Ritessendo le linee spezzate ricompare finalmente l’immagine originaria ed è un mandala: i gigli sono fiori di loto con al centro il triéùla, il bastone a tre punte dei rituali tantrici. I nastri disegnano, in maniera sorprendente, gli yungdrung. È lo yungdrung-ngatam, il tibetano mandala dei cinque yungdrung.

Maṇḍala Yamāntaka

La mia opera è una forma di Wih-Art: orte di consacrazione . /   Con questo pensiero ho cercato di portare alla luce origini e legami non ancora eplorati di antiche civiltà . /   Mi sono immerso nella sapienza vedica . /   Ho riscoperto funzioni sciamaniche e geografie di energie spirituali cosmiche . /   In queste operazioni rituali s’inserisce la cerimonia della consacrazione di un mandala che si è svolta nella mia Scuola di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Maṇḍala Yamāntaka un evento di Tessari Venosta d’arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia

Evento d’arte avvenuto nel mese di Dicembre 2002 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, “messo in opera” da Tessari Venosta, nel corso del quale quattro monaci tibetani, hanno prodotto uno straordinario Maṇḍala Yamāntaka, immagine sacra che ha preso forma, giorno dopo giorno proprio là dove un tempo si trovava l’altare, nell’abside maggiore dell’antica chiesa al cui posto si trovava appunto l’atelier di pittura di Tessari Venosta.